Sotto i pizzichi di un’improvvisa pioggerella estiva Napoli diventa elettrica, si affretta il passo, tra il centro storico delle gallerie e dei teatri e quello delle bancarelle e dei panni stesi, dalle targhe dei notabili ai balconcini della plebe il cammino è breve, non sappiamo se stiamo inseguendo o se siamo inseguiti. Ogni volta che sono stato a Napoli ho sempre pensato che i napoletani sono straordinari, eppure tutta quella storia della città aperta, amichevole, ospitale, delle pacche sulle spalle e del cuore in mano, m’è sembrata troppo superficiale. Napoli, per chi viene da fuori, per chi non c’è nato, mi pare una città dura, aspra, alla lunga abbastanza chiusa. Napoli ha un’identità fortissima, mastica amaro, digerisce tutto, non sta lì ad aspettarti.
Nei bar e per strada ti parlano in dialetto, talora ti scavalcano nelle code e se protesti fanno le vittime oppure ti guardano con la giusta commiserazione, come si guarderebbe uno che non ha capito come va il mondo. L’unica soluzione è diventare un po’ napoletani, per non perire. Sulla strada del rione Montesanto, tra odori di aglio e di spazzatura e bancarelle con insegne al neon, si affacciano i vicoli dei quartieri spagnoli, ne escono ragazzi su moto senza casco, bambini che si rincorrono e vecchie che raccolgono cestini scesi giù dai balconi, salite strette come fauci da cui percepisci il traboccare di troppa energia, troppa vita, il caos di un disordine radicato. I loro abitanti hanno una voglia furiosa di vivere, la faccia di chi è sempre pronto a mordere il trancio di una pizza, la bocca della loro donna o la mano del carabiniere che vorrebbe arrestarli.
Qui tutto si vede e tutto si mostra, Napoli partorisce l’immaginario italiano un po’ porno dei nostri giorni, ha scritto Massimiliano Virgilio nel suo libro “Porno ogni giono”, e come dargli torto? Dalla messa in mostra delle personali immondizie, che suona come una colossale biopsia operata al tessuto sociale moribondo, alla recente epopea delle Lolite di provincia che mostrano il corpo al potere quale novelle Ifigenie, passando per le spoglie dei mille morti di camorra, e le vetrine dei cento scriteriati centri commerciali di ultima apertura. Passa una stangona americana con lo zaino e il passo deciso, dritta verso l’ingresso nuovo della metropolitana, sa già la strada, sa già che assomiglia a un labirinto o a un piatto di linguine, è scritto tutto sulla guida, per esempio si raccomanda di non farsi arpionare.